Il professore amico dei picciotti

I titolo di questo capitolo, nonostante abbia dei retorico, se è riferito al Professore Pristia è da considerare un'affermazione veritiera. Si! Perché 'u Prufissuri Pristia, com'era da tutti conosciuto ed amato, non è stato solo un comune insegnante di musica, ma soprattutto, un grande amico. In paese non c'era adulto o ragazzo che non veniva scummittutu (sollecitato al dialogo) da Nino, le cui virtù erano frammiste di affabilità, garbo, umiltà e simpatia, tanto da potersi definire l'amico di tutti, uno dei pochi "che poteva permettersi di bussare a tutte le porte". Nato a Brooklyn (New York) il 30.12.1918 da Giuseppe e da Rosalia Giglio, nel 1923, rimpatriava con la famiglia a Chiusa Sclafani. Dopo avere assolto all'obbligo scolastico, frequentò, con l'intervallo dei doveri della leva, prima, e dei servizio militare di guerra poi, il Conservatorio musicale Vincenzo Bellini di Palermo, dove conseguì, nel 1942, il diploma di clarinetto. Alla fine della guerra, suonò per diversi anni (1944-1953), nelle orchestre palermitane dell'allora Cine-Teatro Massimo e dei Teatro Politeama, dove maturò una serie di esperienze musicali relatìvamente ad opere sinfoniche, operette e riviste musicali. Dal 1961 al 1963 è primo clarinetto nella banda musicale dei Canton Solothurn (Svizzera). Negli anni successivi, tornato al suo paese, suonò nella banda musicale di Chiusa Sclafani e con un complesso locale di musica leggera, inoltre animava le funzioni religiose nella parrocchia di s. Caterina. Nella seconda metà degli anni Sessanta inizia la sua carriera di insegnante di musica nelle scuole medie statali di: Palazzo Adriano, Prizzi, Contessa Entellina, Campofiorito, Bisacquino facendosi apprezzare, oltre che per la preparazione musicale, anche per le doti umane, rivelandosi amico e compagno di colleghi ed alunni. Nino  Pristia ha conosciuto anche, tutte le più variegate forme musicali: orchestre, gruppi, bande, quartetti, ecc., un'esperienza che ha saputo trasmettere a tanti suoi allievi, che hanno conseguito il titolo di maestro, ma anche a tanti altri che "si sono persi per strada". Comunque, dei suoi allievi, chi non ha imparato la musica ha sicuramente appreso le buone norme di vita. I suoi discenti sono venuti fuori a suon di solfeggio e scappellotti. Si, perché con lui anche i più irriducibili testardi suonavano, magari gli era affidato il Flìcorno: "umpa, umpa"..., ma dovevano per forza suonare. Scappellotti, sempre affettuosi e puntuali che non facevano male, anzi, rafforzavano il rapporto ed i sentimenti al punto da creare una vera amicizia. Non c'era momento della sua giornata che non era attorniato dai suoi ragazzi. Di età diversa, di famiglie differenti, benestanti o poveri, lui li voleva bene tutti alla stessa maniera, a tutti adattava uno strumento musicale. Ai paciocconi indicava gli ottoni , agli smilzi un clarino, ai più robusti le trombe, ecc. Il suo lavoro non finiva mai. A scuola con i ragazzi, tornato a casa il tempo di mangiare, cosa che faceva molto spesso e volentieri con i suoi allievi, e subito si ricominciava. "Sceccu nun vidi ca è no cromo....., un pà,..... um pà,... um pà do, mi, sol, Fa, mi, ecc..... due diesis in chiave... chiave di basso".... e così per tutta la giornata, così per tutta la vita. la sua casa, sistemata al centro di Piazza Collegio, era di tutti; un locale che si trasformava per ogni circostanza: circolo ricreativo, trattoria, dove chiunque era autorizzato a preparare da mangiare. Nel periodo natalizio, casa Prestia si trasformava in sola bingo, o se preferite "bisca clandestina", dove in una saletta appartata, Il nostro Prof., con alcuni ragazzi si cimentava a giocare a "stop", mentre gli altri si districavano a giocare a tombola. Dopo lo studio, la serata terminava con la solita schiticchiata. Allora il buon professore diceva una frase che era ed è rimasta ricorrente tra i suoi ragazzi "pícciò iu haiu sulu u panì , per intendere che era compito dei ragazzi provvedere al companatico. Il sabato era d'obbligo invece trascorrere la serata in pizzeria. Riempiva la macchina di ragazzi, di numero superiore a quello consentito, e tra battute, urla, e qualche parolaccia, il divertimento era assicurato. Il prof. non ha mai preteso, per l'insegnamento, una lira dai suoi allievi, l'unico regalo consentito era il classico pensierino che i picciotti gli donavano per la festa di Natale. Instancabile, vulcanico, affettuoso, simpatico, amiciaru e potremmo continuare a tessere aggettivi per una giornata intera, lui era così! Se non avesse fatto il professore, sicuramente sarebbe diventato parroco, tosto si! Ma un buon prete. Da buon cristiano manifestava in ogni momento della sua vita il rispetto per il prossimo rafforzato dalla preghiera; infatti, la sua giornata si concludeva con la recita dei santo Rosario. Con i ragazzi ci sapeva fare! E soprattutto conosceva ogni loro debolezza. Dei suoi allievi era al corrente dei vizi e delle virtù, e quando capiva che lo stavano "mettendo nel sacco", alzava gli occhiali, compagni inseparabili di lavoro, e tra il serio ed il faceto allungava una boffa, accompagnata da una solenne cazziata, che serviva da monito a tutti e,... si ricominciava da capo. Questo era il suo modo di fare! Modo, che sinceramente, non dispiaceva nemmeno ai genitori dei ragazzi; una maniera simpatica per trasmettere ai suoi picciotti impegno, volontà e carica umana. Così li chiamava: picciotti! Ed era solito ripetere: "prima di musicanti aviti a essiri omini". Raccomandazione che è servita a tutti i suoi giovani che oggi, in ambiti diversi, affrontano la vita, con vocazione ed interesse, così come, lo erano da musicanti. Alla faccia dei metodi didattici, delle tecniche di apprendimento moderno, della psicologia scolastica: il metodo Pristia funzionava alla perfezione. Una vita spesa con I giovani. Per lui tutti erano uguali. Non riusciva a fare alcuna discriminazione. Si arrabbiava, gridava, alzava le mani, si fa per dire, e con la stessa foga ed energia sapeva ricompensarli con simpatia e dolcezza. Non c'è dubbio, che le sue vicende familiari hanno condizionato fortemente tutta la sua esistenza, ma che comunque, hanno temprato uno stile di vita senza alcun dubbio positivo. L'unico suo vizietto, purtroppo, era preferire il vino all'acqua. Ma i suoi ragazzi, saputo che gli cagionava tanto male, erano riusciti a farlo smettere di bere, gli nascondevano sistematicamente le bottiglie d'i liquore e di vino, spesso, dopo averle svuotate le riempivano di acqua. Un altro suo punto debole era il pugilato. Era uno dei pochi in paese che restava alzato fino a notte fonda per assistere agli incontri di boxe. "Una banda musicale, per essere tale, deve necessariamente trovare gli affiati tra i suoi elementi, comu no squadra di calcio! Esempio semplice e comprensibile, che invitava a cercare sinergie comuni per creare un'intesa tra i vari componenti. Solidarietà, fratellanza, amicizia sono stati questi i temi forti hanno consentito, dopo diversi anni, a far rinascere il Corpo bandistico di Chiusa Sclafani. In pensione dal 1985, poté finalmente dedicarsi a tempo pieno alla "sua creatura": la banda di Chiusa, con la quale visse uno dei periodi più felici ed intensi della sua esistenza. Nino Pristia, animato di buona lena inizia la ricostruzione. Sulle spalle sente la responsabilità ed il peso, non di una banda qualunque, ma la Banda musicale di Chiusa Sclafani. la Banda dei Maestro Falco che ha mietuto, non solo in Sicilia, ma anche a livello nazionale, successi a iosa. Il merito principale dei nostro professore è quello di aver saputo amalgamare i vecchi musicanti, che da tempo avevano appeso al chiodo i loro strumenti, e i giovani. Proprio a questi, è stato capace di trasmettere l'identità e l'orgoglio dei musicista della gloriosa banda di Chiusa Sclafani, pluripremicita e rispettata in tutta la Sicilia. Per la prima volta nella storia nella banda musicale inserisce le ragazze, raccomandando al maschietti di non fare "scíusciunatí", regola che sardi rispetta da tutti i picciotti. Cosa difficilissima per adolescenti che superavano appena i 10 anni. Si raccomandava alla "Madonna delle lacrime" di cui era pazzamente devoto ed iniziava un lavoro certosino! Dopo qualche mese, a Chiusa Sclafani risorgeva il glorioso Corpo Bandistico Vincenzo Bellini. Un vero miracolo, ma anche, un vero trionfo. Nello stesso periodo compone marce per banda ed introduce nei programmi a palco musiche innovative di compositori non popolarissimi per il nostro pubblico, ma di grande effetto prospettico e culturale, come Suppè, Offenbach, Tschakowsky. La sua attività diventa una fucina che forgia una ventina di musicisti che oggi hanno raggiunto una maturità musicale apprezzata e rinomata in tutta la Sicilia. Nino Pristia, anticipando i tempi, è anche stato l'ideatore ed uno degli organizzatori, negli anni sessanta, della "I° Sagra delle ciliegie". In quell'occasione organizzò un memorabile festival per bambini, manifestazione che si ripeté in anni successivi nella Casa della fanciulla. Fu anche fondatore della locale Pro-Loco, ed anche compagno e coadiutore inconsapevole di quel fantomatico santone che doveva far sorgere un megagalattico santuario nella contrada di Santa Lucia. Il 25.08.1990, dopo una breve malattia, il buon Dio, si è richiamato questo suo Piccolo Grande Uomo. In silenzio, senza clamore, forse chissà, il Padreterno, constatato il pregevole lavoro svolto in terra ha pensato di organizzare una banda musicale in paradiso. Se così fosse, e di sicuro lo è, caro professore: " auguri e buon lavoro dai tuoi picciotti".